VARESE, UNA TORRE E LA SFIDA ALLE STELLE

  • by Francesca - Gio, 30/04/2015 - 12:14

di FRANCESCA STRAZZI, Dottore di Ricerca in Storia e Letteratura italiana dell'età moderna e contemporanea

C’era una volta un re….le storie iniziano sempre con un re e anche la nostra avventura in verticale inizia con un re, con un’Italia umbertina dai larghi viali e un’Italia che osanna l’uomo dux. In questa nazione incomincia la nostra storia: scoccava l’anno 1937 quando Varese vuole il suo monumento verticale simbolo di potere politico, vuole il proprio baluardo per innalzarsi oltre il limite. Sono gli anni in cui l’individuo vuole sfidare i propri limiti: raid, competizioni aeree, grandi infrastrutture per mostrare il proprio valore agli occhi del mondo. Negli anni Trenta il Futurismo ha iniziato la sua seconda stagione, quella dell’aeropittura e dell’aeropoesia e seppure il baricentro di tale corrente è “spostato” verso Roma dove vivono Filippo Tommaso Marinetti e la moglie Benedetta Cappa, tra le più importanti voci del periodo; Milano e le zone limitrofe continuano a sentirne gli effetti, a vedere la visionaria città che sale, così come la immagina il pittore futurista Umberto Boccioni, scomparso sfortunatamente per noi, durante la Prima Guerra Mondiale. L’homo è faber e la sua volontà di costruire lo porta a confrontarsi con la natura nel tentativo di superarla e dominarla. La capacità del genere umano di creare lo pone sempre in conflitto con se stesso nello sforzo di raggiungere mete sempre più alte e inesplorate. La prometeica sfida con il limite conduce l’individuo alla creazione di miti come quello di Dedalo che con ali di cera raggiunge le altezze del divino Apollo, dio del sole, per poi precipitare negli abissi marini. Il cielo è il limite che ha dominato la storia umana. Se nel corso del XIX e XX secolo si è arrivati a toccare lo spazio, compreso quello iperuranio, le indiscusse divinità nate dal genio umano sono i grattacieli sempre più maestosi e i dirigibili e gli aeroplani, capaci di innalzarsi oltre le barriere delle altezze umane. Fino alla creazione di grandi infrastrutture e trasporti veloci, Varese è stata terra di turismo, i suoi Grand Hotel, le stazioni termali, i laghi e le verdeggianti colline ne facevano la meta prediletta dei milanesi che qui si rifugiavano trovando un luogo dove sperimentare le bellezze della pace agreste. Carducci, Verga e d’Annunzio sono solo alcuni degli illustri visitatori della terra varesina, come dimostrano ricordi, lettere e testimonianze. Ma che cosa hanno trovato quando hanno fatto il loro ingresso in città? Un luogo ameno che gli abitanti tentavano di rendere attraente con negozi e trasporti dotati di ogni confort come le ferrovie nord che proponevano un vagone bar e indicevano concorsi per l’abbellimento delle stazioni, o fornendo i viaggiatori di un doppio biglietto ferroviario, che coprisse la tassa Milano-Varese e desse la possibilità di prendere la funicolare per salire fino al Sacro Monte, dove arte e sacralità s’incontrano, e consentono al viandante di godere di un paesaggio meraviglioso e di innalzare l’anima a Dio attraverso le sue cappelle.