ELEVAZIONE DI VARESE AL RANGO DI CITTA': I FIRMATARI DEL DECRETO REGIO

  • by Francesca - Sab, 28/11/2015 - 10:33

di FRANCESCA STRAZZI, Dottore di Ricerca in Storia e Letteratura italiana dell'età moderna e contemporanea

Meta turistica per eccellenza, dal Settecento Varese ha ospitato illustri personaggi del mondo letterario e politico e non a caso la Sua nomina a città avviene in un periodo di grandi capovolgimenti storici con l’Austria intenta a riprendersi la supremazia sul Lombardo-Veneto, dopo che gli echi bonapartisti avevano fatto presagire una liberazione. Foscolo fuggì dalla sua terra, esule in patria e molti italiani mal sopportarono l’ingerenza straniera nelle questioni civili. I medesimi  firmatari del decreto regio per il conferimento a Varese del titolo di città del Regno erano figure vicine all’imperatore: il Conte Franz Joseph di Saurau, in qualità di governatore, il Conte Giacomo Mellerio, molto stimato dagli austriaci e ricoprente la carica di vicepresidente del Regno Lombardo-Veneto e il Marchese Febo III D’Adda, consigliere. Quest’ultimo fu tra gli stimati allievi dell’abate Giuseppe Parini, autore del Giorno e di altre opere nelle quali si evidenzia il suo ruolo nell’educazione della nobiltà lombarda. Il marchese D’Adda, inoltre, è reso immortale dai versi del maestro che in alcune strofe dell’ode Alla Musa scrive:

Giovinetta crudel, perché mi togli
tutto il mio D’Adda, e di mie cure il pregio,
e la speme concetta, e i dolci orgogli
d’Alunno egregio?

Parini incita l’amico a proseguire nello scrivere poesie, abbandonate per dedicarsi alle cure coniugali. Eppure il canto, continua l’abate, è un pregio da coltivare anche da sposati perché educa alla bellezza e alla nobiltà d’animo. Ecco dunque ricordato nell’ode immortale il firmatario di un documento così importante per la città di Varese, sinonimo, ancora una volta di come belle arti e società, politica e costume si incontrano e completano.

Del resto anche il Conte Giacomo Mellerio non fu solo un fine diplomatico e uomo politico, come dimostra il suo operato negli anni viennesi, in cui egli cercò di perorare presso l’imperatore Francesco I la causa nel ceto nobiliare lombardo; il conte si occupò  anche di opere pie e di questioni letterarie. Egli, molto stimato da Manzoni, ebbe l’onore di leggere le bozze dei Promessi Sposi e la sua vasta cultura è ben testimoniata dai rapporti che intrattenne con Mai, prefetto della Biblioteca Ambrosiana e con Rosmini, di cui fu amico e confidente.

La nomina di Varese a città porta la firma di uomini che ebbero un ruolo importante nella Lombardia del XIX secolo sia da un punto di vista politico sia culturale ed è per questo che in Varese 1816-2016 vogliamo dare una voce al ricordo per non dimenticare chi ha visto, amato, narrato e ha costruito il volto della città così come appare oggi.

IMPERIALE REGIO GOVERNO DI MILANO
NOTIFICAZIONE
Sua Maestà l’Imperatore e Re con graziosa risoluzione del 14 giugno prossimo passato si è degnata d’innalzare il Comune di Varese al rango di Città, e di accordare al medesimo una Congregazione municipale.
Il Governo si fa sollecito di portare a pubblica notizia la premessa Risoluzione Sovrana per comune intelligenza.
Milano, il 6 luglio 1816.