ARCHITETTURA STRUTTURALE NEI PROGETTI DELL' INGEGNERE VARESINO SERGIO BRUSA PASQUE'

  • by Riccardo - Lun, 07/12/2015 - 15:52
Stralcio dell'Elaborato di Laurea di Matteo CONTI e Mara PEITI
"Architettura strutturale nei progetti di Sergio Brusa Pasquè. Dal palazzetto dello sport di Varese al padiglione italiano dell’Expo di Osaka 1970"
Relatori Prof. Antonio CAPSONI e Dott. Ing. Riccardo ACETI – Scuola di Ingegneria Civile e Ambientale – Politecnico di Milano A.A. 2014/2015
 
Il presente lavoro si articola essenzialmente in due parti principali: la prima di carattere generale (capitoli I e II), la seconda  dedicata a due casi di studio (capitoli III e IV). Dopo una breve premessa per introdurre il concetto di Architettura Strutturale, che è il filo conduttore dell’elaborato, si passerà nel capitolo II a descrivere brevemente i caratteri biografici e alcune opere dell’Ing. Sergio Brusa Pasquè a cui si è voluto dedicare l’elaborato di tesi, in occasione del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa. Nella seconda parte si analizzeranno due casi di studio relativi a progetti significativi tra le opere da lui progettate. Il capitolo III sarà dedicato al Palazzetto dello Sport di Masnago, in Provincia di Varese, che ripropone una struttura molto simile a quella del Palazzetto dello Sport di Roma di Pier Luigi Nervi. Il capitolo IV, invece, volendo cogliere la coincidenza con Expo 2015 a Milano, descrive ed illustra il Padiglione Italiano di Expo Osaka 1970, mettendo in luce la particolare geometria con brevi cenni riguardanti l’aspetto antisismico della struttura.
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Nell’elaborato si è cercato di evidenziare come sia possibile un’ unione tra Architettura e Ingegneria; le opere dell’ingegnere Sergio Brusa Pasquè sono di dimensioni rilevanti e risulta pertanto impossibile “mascherare” la struttura portante che è chiamata a svolgere essa stessa anche un compito estetico. Gli aspetti strutturali e quelli relativi alla sicurezza rimangono comunque in primo piano: strutture come il Palazzetto dello Sport di Varese rispettano ancora oggi i più severi requisiti imposti dalla normativa.
L’architettura, a differenza di altre manifestazioni intellettuali dell’umanità, ha degli aspetti fondamentali: possiede un corpo materiale, delle necessità obiettive alle quali deve rispondere e può avere anche una espressione estetica. Tra Ottocento e Novecento improvvisamente sono cambiate le basi del corpo materiale del costruire perché con la nascita della Scienza delle costruzioni, delle industrie, che hanno permesso la produzione di grandi quantità di acciaio, è nato il cemento e di conseguenza il cemento armato, la lega leggera,  le materie plastiche ed una quantità di materiali di cui gli antichi non disponevano. Ma più ancora del fatto di disporre di materiali, è nata la possibilità di fare dei calcoli, basati appunto sulla Scienza delle Costruzioni e su schemi statici nuovi. Ad ogni problema è divenuto possibile associare schemi statici corrispondenti.
Nel passato gli schemi statici subivano delle evoluzioni molto lente: quando nacque la cupola anche le successive furono progettate seguendo lo schema originario del primo uomo di genio. Mentre prima questo intuito era visibile solo nell’uomo di genio, con la nascita della Scienza delle costruzioni questa possibilità, che era riservata a pochi eccelsi uomini, si è poi democratizzata, diventando alla portata di tutti coloro che hanno compiuto determinati studi. Si giunge così all’unione da una parte di possibilità costruttive, dall’altra di ricchezze di materiali nuovi e temi nuovi come: l’arte delle ferrovie,  l’aviazione e gli sport  che sono diventati di massa. Parlare oggi di uno stadio da 100 000 persone è diventata una cosa ormai comune, ma è un problema tecnico e costruttivo molto importante. Quindi tutto questo ha fatto sì che di colpo si aprisse la possibilità di costruzioni che non hanno nessun collegamento con il passato. Non solo, ma gli stessi fatti decorativi che partivano dalla costruzione in pietra o in mattoni non risultano essere più necessari, quindi risulta di fondamentale importanza la possibilità di trovarne dei nuovi. [ ... ] Non esiste una scuola in grado di formare “pionieri” e forse questo non è neanche il compito di una scuola, visto che i pionieri tendono a cercare autonomamente i luoghi più congeniali alla maturazione del loro talento. Ma può esistere una scuola che sia in grado di trasformare in “stato dell’arte” le conquiste più utili perseguite dai pionieri. 
Pier Luigi Nervi auspicava la possibilità di realizzare una scuola ideale che avesse riunito architetti e ingegneri, in cui si potesse insegnare “l’architettura strutturale”, che, secondo il suo giudizio, era “una necessità e non una moda”.